I dolori del (non) giovane Werther

contro le logiche, ostinatamente

questa particolare puntata del blog è scritta solo per me stesso, a monito e diario, non voglio impressionare ne rapire nessuno, voglio ricordare a me stesso che c’è sempre un perché alle cose. Lascio a chi come me si ispira dalla fatica e dalla gioia intima di fare sport per se stessi, una testimonianza, perché aiuti a leggere . . .

Cantami o Diva, del Pelide Achille,
l’ira funesta, che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco
generose travolse alme d’eroi,
e di cani e d’augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l’alto consiglio s’adempia), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de’ prodi Atrìde e il divo Achille.

La natura non mi ha dato in dote l’atletismo che avrei sognato, molti nel mio percorso di oltre 40 anni di sport hanno sempre riconosciuto in me invece doti di grande grinta, determinazione, spirito agonistico, portato talvolta oltre il limite della pubblica decenza (in parola povere sono sporco, ma sotto pressione molte volte tiro fuori i colpi decisivi).

Nel percorso di costruzione delle mie pur modeste abilità atletiche poche persone hanno inciso in maniera decisiva, esistono persone che chiami “coach” anche se di coach ne hai avuti tanti, ma IL coach di solito è uno. Per me in senso unico e completo sullo sport c’è e ci sarà sempre Claudio Copetti. Un amico prima di tutto, che m ha insegnato tutto quello che so su me stesso, su come cercare di gestire fatica, concentrazione, tecnica, abilità, momenti critici, errori. Tutto e più di tutto.

Nel basket c’è di certo Santino Lollio, che ha saputo trasformare la sola passione in qualcosa che provasse ad vere almeno un capo ed una coda, che mi ha insegnato almeno a stare sul campo, a leggere le situazioni, a capire questo gioco.

2004 vs little angel

I crack

Ho subito un solo grave infortunio, la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sx. E’ accaduto nel 2000 e mi ha tenuto fermo per 9 mesi. Ho lavorato duramente soprattutto in palestra con claudio, giorno dopo giorno, fino ad essere in grado di tornare in campo e disputare qualche buona stagione a discreto livello.

Dalla 2^ alla Promo, drawing and marking the stones . . .

another one in the bag

Ma nei momenti migliori, già quasi 20 anni fa, sono stato a volte limitato da qualche problema al tendine d’achille, senza distinzione, destro e sinistro, mi hanno sempre fatto dannare e quando smesso il basket mi sono dedicato per diletto alla corsa in montagna ho completato l’opera… (Sierre-Zinal Finisher)

Lampo di genio.

della mia uscita di scena dal basket giocato, anno 2007, parleremo in altra sede ( dovremo farlo, ma non per forza..). Non è stata naturalmente una cosa indolore ma il consueto scenario da tragedia greca e notte dei lunghi coltelli. Ho sacrificato quasi 15 anni in nome dell’overdose psicologica che mi ero tirato addosso, non toccando il pallone mai più fino ad un pomeriggio dell’estate del 2021 quando convinto dal mio amico Jamba ho partecipato ad un torneo estivo 4vs4 full court (su campo comunque ridotto) in onore di Cele, icona del basket valligiano, scomparso troppo presto.

Da li si può dire io abbia ripreso a giocare, senza più alcuna velleità agonistica chiaramente, si parla di spendere qualche ora al campetto, a giocare 3vs3 o magari da solo, a fare un pò di tiro, qualche entrata, un pò di auto sfide alle triple ecc, le solite cose. Purtroppo le primavere si fanno sentire in maniera devastante ed una sola ora di 3vs3 con alcuni ragazzi (molto) più giovani comporta per me uno sforzo sovrumano solo per stare appena al loro livello di competizione, presentandomi il conto il giorno dopo sotto forma di dolori articolari di vario genere.

I tendini d’achille ritornano di grade attualità, gridando di dolore insieme con i polpacci, devastati dai salti e di cambi di direzione, Una buona condizione generale data dal peso comunque esiguo e da un pò di piscina mi salvano, il recupero è abbastanza rapido.

FARCI LA PACE

Ma rimane l’indicatore evidente che giochi con persone di 20 o 30 anni e tu ne hai ormai 48, e si sentono e si vedono tutti. Per fortuna non c’è più l’agonismo, ma chi ha giocato ancora sa cosa significhi andare al campetto, quando fai fatica è tosta ammettere a se stessi che non c’è più nulla da fare. Se ami lo sport ed il gioco ne hai assimilato la storia, le tradizioni, la cultura, gli usi, le dinamiche anche più nascoste, anche quelle non scritte, quelle che non c’è bisogno di dire.